IL TESORO DELLA PINNA NOBILS

Nella laguna di Sant'Antioco proliferano a vista d’occhio le gnacchere o Pinne Nobilis sorta di incrocio tra cozze e ostriche alte fino a un metro e mezzo. Nel 1992 sono state dichiarate in via di estinzione. Oggi sono tutelate da una legge europea e una regionale: non solo chi le pesca con qualsiasi mezzo, ma anche chi ne possiede degli esemplari in spiaggia o in barca rischia una multa o l'arresto.

 

Il mollusco che le abita un tempo si mangiava fritto come una bistecca. Pesa fino a un chilogrammo e produce piccole perle colorate. Considerato il più grande bivalve del Mediterraneo, torna a farsi vedere in gran quantità nei nostri mari. Lo disturbano i movimenti di barche e yacht, l’acqua non salata al punto giusto, la temperatura troppo bassa o troppo alta e gli inquinanti che le industrie riversano in mare.

 

La Pinna Nobilis, madreperlacea dentro e ruvida fuori, nasconde una ghiandola setacea stimolata dal continuo movimento delle due valve. Di tanto in tanto sputa una bava formata di cheratina, come i capelli. La quale, però, a contatto con l’acqua, si solidifica e produce un bioccolo color marrone incrostato di conchigliette, alghe, piccoli coralli. In apparenza una sorta di radice: con essa la Pinna Nobilis si ancora al fondale. O piuttosto sembra una barba grezza e incolta, con la quale il mollusco si difende dai polpi. Ma una volta lavorata e sbiondata diventa bisso, splendente come oro, soffice e forte.

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